Storia del Lambrusco, il vino più venduto d'Italia
Sincero, esuberante e gioioso: il Lambrusco è considerato il vino rosso frizzante italiano per eccellenza. Quella del Lambrusco è la famiglia di vitigni più diffusa nella campagna emiliana, dalle cui uve fragranti si ottiene un vino profondamente piacevole e versatile, al punto da essere il più esportato al mondo. La produzione di vino è un'arte storica, di cui si individuano testimonianze addirittura in reperti egizi, sumeri e romani. E proprio il Lambrusco è da considerarsi uno dei vini più antichi. La conferma arriva dal rinvenimento di semi di vite silvestre risalenti all'età del bronzo, proprio nelle zone di produzione attuale del Lambrusco, le "terremare", isole emergenti sugli acquitrini conseguenti allo scorrere del fiume Po. Testimonianze dirette ci giungono poi dai latini, ad esempio Virgilio, il quale citava la vitis labrusca nella sua quinta bucolica; troviamo poi riferimenti nel De agri cultura di Catone, nel De re rustica di Varrone e in Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. In Naturalis Historia, Plinio il Vecchio fornisce diverse informazioni interessanti, nonché una prima caratterizzazione ampelografica: "la vitis vinifera le cui foglie, come quelle della vite labrusca, diventano di colore sanguigno prima di cadere", e poi ancora "singolare remedium ad refrigerandos in morbis corporum ardores" per finire con una preziosa descrizione dell' "uva prusinia dall'acino nero".
L'ipotesi più diffusa circa l'origine del nome Lambrusco riguarda la derivazione dai termini latini labrum (orlo, margine) e ruscum (pianta spontanea): i Romani adottarono il termine labrusca per indicare il crescere spontaneo di questa vite nei perimetri dei campi. I primi vini della storia erano infatti prodotti con uve selvatiche, quelle che oggi definiamo viti “non addomesticate”. I Romani bevevano l’antenato del Lambrusco perfino in versione frizzante, attraverso una rifermentazione in anfora: dopo averle riempite e ben tappate, ponevano le anfore sotto terra o immerse per metà in acqua gelata, in modo da tenere bassa la temperatura del vino contenuto. Per renderlo frizzante, lo mettevano in una condizione termica di maggiore temperatura e dopo qualche giorno era possibile berlo. La vite labrusca trovò un’ottima adattabilità in particolar modo nella zona di Modena, come confermano i successivi ritrovamenti di altri semi che provano che queste uve selvatiche fossero note anche agli Etruschi e ai Galli ligures.
La produzione di questo vino fu sempre ritenuta di grande importanza e prestigio; il suo successo viene confermato da alcuni documenti commerciali del 1850 che raccontano di come venisse esportato anche in Francia. Matilde di Canossa, regina di quelle terre, sui territori conquistati dava sempre impulso alla coltura della vite proprio perché consapevole dei vantaggi economici. Modena è sempre stata il fulcro della produzione del Lambrusco anche grazie alla grande attenzione da parte delle persone che abitavano in quelle zone. Nel ‘900, i braccianti che andavano a lavorare duramente tutti i giorni consideravano il vino un nutrimento necessario al pari del pane. Sì cominciò a produrre un vino fresco e leggero, derivato dalla seconda spremitura dell'uva. Quando si vinificava si divideva la prima spremitura (il “mosto fiore”) dalla seconda (il "torchiato", all'epoca conosciuto col nome di “sottile” o “puntalone”); il torchiato veniva tagliato con acqua e dato ai braccianti, permettendo di avere maggiori scorte e di rendere meno alcolico questo vino.
Nel 1970 hanno ottenuto la Denominazione d'Origine Protetta (DOP) il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, mentre nel 2009 anche il Lambrusco di Modena ha ottenuto tale certificazione. Ad esercitare attività di controllo e di tutela è il relativo Consorzio del Lambrusco, che ha inoltre il compito di promuovere e divulgare l'immagine di tali vini. La Denominazione d'Origine Protetta è un'ulteriore conferma del forte legame di questo prodotto col territorio modenese, in cui questa tradizione è fortemente consolidata. I recenti dati confermano l'apprezzamento del pubblico: in vista di Vinitaly 2016, l’istituto di ricerca Iri ha elaborato i dati sull’andamento di mercato nel 2015. Dalle ricerche emerge che il vino più venduto in Italia rimane il Lambrusco, con 12,77 milioni di litri (fonte il Sole 24 Ore).